Renato Guttuso. L’arte rivoluzionaria nel cinquantenario del ‘68. Fotogallery
A febbraio arriva alla GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino una grande mostra dedicata al pittore di Bagheria, figura nodale nel dibattito concernente i rapporti tra arte e società. In mostra circa 60 opere tra quelle più significative di soggetto politico e civile TORINO - Curata da Pier Giovanni Castagnoli, con la collaborazione degli Archivi Guttuso, la mostra presenta un corpus di opere provenienti da importanti musei e collezioni pubbliche e private europee. Primeggiano alcune delle più significative tele di soggetto politico e civile dipinte dall’artista lungo un arco di tempo che corre dalla fine degli anni Trenta alla metà degli anni Settanta. Guttuso era stato, a partire dagli anni della fronda antifascista e tanto più nel secondo dopoguerra, un artista che, come pochi altri in Italia, si era dedicato con perseverante dedizione e ferma convinzione a ricercare una saldatura tra impegno politico e sociale ed esperienza creativa, nella persuasione che l’arte, nel suo caso la pittura, possa e debba svolgere una funzione civile e sia costitutivamente dotata di una valenza profondamente morale. Nella ricorrenza del cinquantenario del ‘68, la GAM di Torino raccoglie alcune delle sue opere maggiori di soggetto politico e civile. A partire da un dipinto quale Fucilazione in campagna del 1938, ispirato alla fucilazione di Federico Garcia Lorca, per giungere alla condanna della violenza nazista, nei disegni urlati e urticanti del Gott mit uns (1944), fino alle intonazioni di una reinventata epica popolare risuonanti in opere nuove per stile e sentimento come: Marsigliese contadina, 1947 o Lotta di minatori francesi, 1948. Il racconto approda negli anni Sessanta a risultati di partecipe testimonianza militante, come in Vietnam (1965) o a espressioni di partecipe affettuosa vicinanza, come avviene, nel richiamo alle giornate del maggio parigino, con Giovani innamorati (1969) e più tardi, in chiusura della rassegna, a quel compianto denso di nostalgia che raffigura i Funerali di Togliatti (1972) e in cui si condensa la storia delle lotte e delle speranze di un popolo e le ragioni della militanza di un uomo e di un artista. “Nel secondo dopoguerra – afferma Carolyn Christov-Bakargiev Direttore della GAM – negli ambienti della cultura di sinistra si discuteva tra avanguardia formalista e realismo figurativo. Ci si chiedeva quale fosse più rivoluzionaria e quale più reazionaria. Oggi, paradossalmente, nell’era della realtà aumentata e della virtualità, la pittura di Guttuso può sembrarci tanto reale e materica quanto il mondo che stiamo perdendo”. La mostra, che offre anche un repertorio variegato di opere di differente soggetto: ritratti e autoritratti, paesaggi, nature morte, nudi, vedute di interno, scene di conversazione, è accompagnata da un catalogo, edito da Silvana Editoriale, con saggi di Pier Giovanni Castagnoli, Elena Volpato, Fabio Belloni, Carolyn Christov-Bakargiev e un’antologia di scritti di Renato Guttuso. {igallery id=1236|cid=833|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0} ...